teamwork fattore culturale
Written by gessygey

Teamwork: attività e competenza o cultura?

Si parla tanto di team building, di gioco di squadra e attività che portano alla sinergia delle competenze, anzi, delle persone, all’interno delle aziende.
Ma il cosiddetto “teamwork” è davvero un’attitudine cosi difficile da far emergere e sviluppare?
Collaborare – lavorare con – è così lontano dal modo di pensare delle persone? Se si, Perchè? Vale per tutti?
Qualche giorno fa, durante un giro di Shopping milanese, ho avuto un’illuminazione.
Ok, non proprio un’illuminazione, ma una visione più ampia.

A metà pomeriggio mi fermo in un panificio-caffetteria per una pausa caffè.
Al bancone del bar, seduta accanto a me c’è una coppia di giapponesi sulla trentina. Hanno preso caffè e pastine – o biscotti – s’indovina dal piattino e dalle salviette di carta, e stanno studiando la mappa cittadina.
Il cameriere sgombera il bancone veloce e, nel frattempo, arriva il mio caffè.
Allora la coppia giapponese si alza, raccoglie gli acquisti e poi, lui, scusandosi, estrae un fazzoletto di carta e, prima di uscire, pulisce il bancone dove avevano consumato, e i loro sgabelli: al cameriere, sbrigativo, era forse sfuggita qualche briciola.
Esce a testa bassa. Ma, probabilmente, era un accennato inchino di saluto.

Il mio primo pensiero: “Solo i Giapponesi”
Il mio secondo pensiero: “Ogni volta, resto senza parole.”
Gentilezza e Rispetto del singolo individuo, verso il mondo esterno, sono disarmanti.
In una società civile, dovrebbero essere la normalità, ma oggigiorno, così non è.

La cultura giapponese trasuda da ogni singola persona e proprio per questo, con il passare del tempo, diventa per me sempre più affascinante.
Ogni volta che interagisco con i giapponesi, vedo/vivo situazioni che automaticamente collego ad un qualche aspetto o ad un comportamento che ho visto o percepito – inconsciamente o apparentemente superficialmente – quando ero a Tokyo e dintorni qualche anno fa. Quel comportamento fa trapelare l’essere giapponese che dice:

DA SOLO NON SONO NIENTE, MA ASSIEME SIAMO UNA FORZA INARRESTABILE.

Perché il giapponese ha chiaro che lo scopo e l’interesse della collettività, sono superiori e valgono molto di più dell’interesse del singolo. Quindi per il giapponese viene sempre prima il bene collettivo, il bene del prossimo che, come conseguenza, produrrà il bene del singolo.

E’ Cultura del rispetto. Educazione del bene comune. Appartenenza ad un gruppo con obiettivo condiviso. Responsabilità delle proprie azioni. Costanza, Perseveranza e lealtà per il raggiungimento dell’obiettivo.

Ogni individuo contribuisce, insieme agli altri membri del gruppo, a creare la strada e le condizioni necessarie per arrivare all’obiettivo. Perché da solo può fare poco, ma come membro di un gruppo può contribuire e, tutti insieme, fanno molto.

La forza della squadra è ogni singolo membro. La forza di ogni membro è la squadra.

 

Teamwork oggi nella cultura occidentale

Noi occidentali chiamiamo questo approccio Team Building, Teamwork, lavoro di squadra ecc. e costruiamo delle procedure aziendali per arrivare a metterlo in pratica.
Ci dobbiamo lavorare e facciamo fatica perché la nostra cultura è basata più sull’individualismo che sulla condivisione e costruzione collettiva e sostanzialmente perchè
 il concetto di lavoro di squadra non c’è. Viene costruito e sviluppato all’interno delle aziende come attività specifica. Vengono creati degli appuntamenti periodici per “ricordarci di condividere”, per abituarci a confrontarci con i colleghi e per collaborare ad un risultato comune e condiviso.
E’ un’attitudine da sviluppare che fa parte integrante delle competenze da acquisire e di fatto richiede a ciascuna persona, molto lavoro e molto impegno. Semplicemente perché, per noi, non è spontaneo lavorare insieme ad altre persone.

Il team building dipende da come le persone vogliono comunicare, da come vogliono gestire ed essere gestite, da dove ottengono le loro motivazioni e soprattutto da cosa significa per loro essere parte di una squadra; tutti questi aspetti sono strettamente legati alla cultura.

 

Teamwork nella cultura giapponese

È interessante notare che non esiste una parola giapponese per il team building, è scritto in un alfabeto fonetico come “chiimu-birudingu” ed è un’assimilazione/traduzione del concetto occidentale.

Tradizionalmente, le aziende giapponesi incoraggiano le attività di team building senza chiamarle come tali. Includono eventi come hanami (una festa all’aperto durante la breve stagione dei fiori di ciliegio), bonenkai (una festa alcolica alla fine dell’anno solare) e shanai-ryoko (un viaggio in compagnia – possibilmente in una sorgente termale).

La maggior parte delle attività di team building si svolgono giorno per giorno. Possono essere chorei settimanali o bisettimanali (saluto del mattino e incontro per condividere gli ultimi sviluppi), pranzo (spesso con colleghi), drink dopo il lavoro ecc.

In Giappone, essere un membro del team è una responsabilità, e la responsabilità ricade sull’individuo. Ciò è particolarmente evidente all’inizio di una carriera in cui la formazione è incentrata sulla necessità di adattarsi, apprendere e ascoltare, e sul rispetto per ciò che è stato costruito e realizzato in azienda nel corso degli anni.

Un dipendente junior, viene coinvolto nella vita aziendale fin dal primo giorno: gli viene chiesto di contribuire a progetti su base ad hoc, anche se non gli è chiaro per niente dove inserirsi nella squadra, ma pranza con i colleghi tutti i giorni e viene invitato a qualsiasi evento di gruppo e di compagnia, e in meno di una settimana sente di essere “uno del team”.

Quando un membro di una squadra deve lavorare fino a tardi, è prassi comune che tutto il team rimanga (anche quando metà della squadra non è direttamente coinvolta nell’attività in corso).
E quando qualcuno se ne va prima dei colleghi, è normale chieda scusa per essere uscito prima degli altri.

C’è una regola non scritta in Giappone: non andare mai a casa prima del capo. I lavoratori che hanno terminato la giornata di lavoro, possono aspettare che il capo se ne vada prima di andare a casa.
Succede anche il contrario, se c’è un compito da svolgere nel fine settimana, è comune che tutto il team – compresa la direzione – si presenti.

Per il giapponese, il team building è qualcosa che tutti dovrebbero fare sempre: essere coinvolti, essere aperti e reattivi, mostrando impegno. Quindi la necessità di una speciale attività di team building, gli dà la sensazione che la squadra non sia riunita, abbia fallito, e che i membri del team non siano stati all’altezza delle loro responsabilità.

 

Team building concezioni a confronto

Le aziende, in entrambe le società, giapponesi e occidentali, concordano sul fatto che il team building sia importante.
L’approccio però è chiaramente diverso perché i contesti sono diversi, a volte opposti.

I team in Giappone tendono ad essere piuttosto omogenei: stessa cultura nazionale (pochi non giapponesi), stessa cultura aziendale (occupazione a lungo termine con la stessa azienda) e molti dipendenti che hanno sperimentato diverse aree di business.
Al contrario, i team in Europa tendono ad essere estremamente eterogenei: grande varietà di background culturali, identità funzionali e storie di carriera.

Per team omogenei, le attività di team building possono essere un “extra”, ma per i team eterogenei sono una necessità.
Diverse ricerche dimostrano che i team multi-culturali, eterogenei, possono raggiungere un alto livello di prestazioni, ma solo se i membri di questi team hanno lavorato sulle loro differenze e trovato i modi per farne un uso costruttivo. In sostanza, se i membri del team si sono abituati a condividere, coinvolgere, confrontarsi, responsabilizzarsi.. se hanno inserito un pizzico di “filosofia giapponese” nel modo di rapportarsi e collaborare.

 

Team come cultura aziendale

Perchè il lavoro di squadra è una chiave di successo delle grandi aziende.
E la squadra è fatta di persone, ciascuna importante e complementare alle altre.
L’azienda si distingue, ed emerge, per i risultati raggiunti, ma sono le persone di quell’azienda che le fanno conseguire quel risultato.
Questa è cultura aziendale, condivisa e diffusa a tutti i livelli. Ma se è vero che la cultura aziendale deve permeare tutte le persone, è anche vero che sono le persone stesse, in gruppo, a creare la cultura aziendale stessa. Così, come la coppia di giapponesi, gentili e rispettosi, è emersa, e si è distinta in mezzo ad una folla di altre persone – italiane, europee, cinesi – per il loro modo di essere, per la loro cultura, lo stesso avverrà per l’azienda.

Nel marketing si dice brutalmente: o ti distingui o ti estingui.